Partnership al progetto

Start-up fondata nel 2021 a Genova da Giulio Bozzo e Andrea Marec. Opera nel campo della cripto arte e del collezionismo di essa: vende opere digitali e le certifica NFT. 

INTERVISTA A GIULIO BOZZO

Io inizierei innanzitutto nello spiegare cosa fa effettivamente Reasoned Art.
Reasoned Art, molto molto breve, è una start-up, società benefit, ci tengo sempre a specificarlo questo perché vuole avere un impatto sociale positivo.
Noi abbiamo fatto azienda a gennaio 2021; il primo investimento a settembre e da lì diciamo è iniziato un pochino di più l’attività aziendale vera e propria, più o meno è un anno e qualche mese.
Da lì abbiamo strutturato tre linee di produzione. La prima è un marketplace, quindi una galleria dove andiamo a selezionare gli artisti digitali, andiamo ad organizzare degli eventi fisici per dare valore, appunto, all’arte, e poi le opere d’arte vengono certificate tramite NFT, quindi tutto tramite la tecnologia blockchain e quant’altro per essere acquisita dai collezionisti. Questa è quella un po’ più semplice, diciamo, più tradizionale dell’ecosistema NFT. La seconda linea invece è, sempre dedicata ai B2C, business to consumer, e si chiama Monuverse. che forse è il più affine a quello che stai cercando tu in questo momento, ossia la volontà di creare un progetto che voglia conservare e valorizzare il patrimonio artistico e culturale italiano e non attraverso l’arte digitale; noi cosa facciamo: andiamo a prendere un monumento, per esempio come l’operazione che abbiamo fatto all’Arco della Pace, al Pantheon e a Palazzo Maffei a Verona, dove andiamo a trovare un artista digitale che crea opere digitali, vengono proiettate tramite video mapping, quindi c’è un esperienza fisica dove coinvolgi anche gli spettatori, questa esperienza viene riproposta in realtà virtuale, successivamente nella role map ci sarà sicuramente l’idea di fare un metaverso ad esso dedicato, gli NFT dell’opera d’arte vengono poi venduti tramite una collezione, un progetto anche quello in vendita che abbiamo fatto anche con l’Arco della Pace.
Questo è un po’ il modello standard, il tutto corredato da una community, che ad oggi dedicandoci al mondo cripto è molto più attiva rispetto che a instagram su twitter o su discord, dove c’è tutto questa target più interessato all’acquisto di NFT. Questo è un progetto che inizia in questo modo e poi ha una sua evoluzione nel creare un metaverso che sia culturale, artistico, dove immagino un futuro dove gli studenti non andranno più a studiare sui libri di storia ma entreranno in un ecosistema e potranno essere attivi, quindi capire anche tutto il contesto; non solo che cos’era l’Arco della Pace ma il contesto storico e quant’altro. La terza linea invece è un B2B, dedicato ai brand, dove andiamo a intercettare le esigenze di un determinato brand che vuole creare una campagna comunicativa, oppure vuole innovare il loro modello, sempre tramite l’arte digitale e gli NFT, con questo abbiamo lavorato con Bulgari, Adidas.
Più o meno questo, a grandi linee, è quello che facciamo.

L’idea di Reasoned Art come è venuta in mente.
Allora diciamo che è stato tutto passo passo. Io ho studiato Beni culturali a Genova e durante il mio secondo/terzo anno mi sono appassionato molto all’arte contemporanea; nel frattempo vedevo, banalmente su instragram, questi artisti digitali che postavano le loro opere, ma più che artisti erano considerati grafici, lavoravano più su commissione, quindi magari a dei brand che li contattava per fare delle pubblicità. Il mercato dell’arte non li ha mai troppo considerati, per anche ovvie ragioni, è difficile andare a collezionare un bene che è immateriale, quindi sul tema della certificazione si apre tutto un campo, la fruizione, quella di avere schermi in casa per un 70enne è difficile fare questo cambio di marcia.
Da lì l’idea era abbastanza primordiale, era quella di dare valore all’arte digitale. Ho curato una mostra totalmente a caso a Genova, fine 2019, confrontavo artisti di collage digitale con artisti del surrealismo, per far capire questa unione che comunque l’arte digitale ha le radici nelle avanguardie storiche. Da lì è stato un crescendo, con anche un po’ di fortuna perché ho partecipato a un bando a fine 2019, sempre; ho scoperto il mondo della blockchain, degli NFT, più che altro della blockchain, gli NFT sono arrivati dopo; ho partecipato a questo bando dell’università, mi hanno dato un grant di 10 mila euro che poteva essere utilizzato solo al momento della costituzione dell’azienda.
Tutto il 2020 l’ho passato a studiare, a capire, ho conosciuto il mio co-founder, che ha più competenze dal lato gestionale, quindi poi insieme abbiamo creato la start-up, ed è tutto un processo in continua evoluzione. La visione è sempre la stessa, quella di dare valore all’arte digitale, però poi il modo in cui lo vai a creare è differente, come ti ho spiegato in queste prime tre linee che poi potranno diventare tante altre, avranno sempre dei cambiamenti.

Esatto, infatti il punto fondamentale, quello che mi chiedevo: l’arte è, per così dire, un NFT anche nel mondo reale, come renderlo speciale digitalmente.
Sono contento che hai fatto questo paragone, perché alla fine l’NFT è un certificato, non è che andiamo a innovare più di tanto. Sicuramente l’NFT va a risolvere il problema di un bene digitale; quindi un’opera d’arte completamente digitale può avere la garanzia di essere autentica e soprattutto c’è tutto un contesto di tracciabilità e trasparenza delle transazioni, cosa che ad oggi nel mercato dell’arte non esiste o esiste poco. C’è un sito che si chiama Art Price, dove puoi andare a vedere i vari scambi ma solamente tra le case d’aste. Non c’è un database.  Non ti dà certezza su cosa accada prima o dopo la creazione dell’opera. Tutto questo sicuramente aiuta alla valorizzazione dell’artista.
L’altra cosa interessante è che non essendoci poi degli scambi in nero, sostanzialmente, l’artista ha tutto le royalties ogni qualvolta l’opera viene scambiata. Va proprio a innovare i processi e la modalità di vendita di un bene che sia digitale e non. Questo è il primo punto, il secondo l’NFT è una goccia nell’oceano del cambiamento, che è tutto quello del web3, quindi tutto quello che sono le DAO, quello che sono i play to earn, quello che è il metaverso, quindi c’è tutta un’unione tra queste macro attività. Come fosse un puzzle ancora in fase di costruzione bisogna mettere i tasselli nel posto giusto. Quindi non è certamente solo un certificato ma va a creare un ambiente completamente nuovo, sia di fruizione che di, meramente, collezionismo, e poi tutto quello che ricade negli ambiti che ti ho detto prima.

Anche il fatto che ci sono quelle persone, un po’ vecchia maniera, che magari, prendendo l’esempio dei libri, preferiscono avere quello cartaceo, piuttosto che la versione digitale, quindi com’è possibile far cambiare idea sotto questo punto di vista?
Mah, sicuramente per quanto riguarda la fruizione di un’opera d’arte, tutti quanti abbiamo una smart tv a casa, io collego il mio wallet e posso godere delle opere che possiedo. Cosa cambia: cambia che ad oggi un collezionista tradizionale che ha un quadro a casa deve far venire la gente a casa sua; grazie invece a questo mondo, avendo poi tutto sul cellulare, alla fine, io posso andare a casa tua e collegarmi alla tua smart tv e farti vedere la mia collezione, puoi andare da tua nonna e fare lo stesso. C’è una dinamica anche di mobilità degli asset di fruizione e poi ci sarà anche un cambio, che sta già avvenendo, dell’interior design, no? Quindi le nostre case saranno sempre di più con schermi, quindi potrai anche andare a creare una casa ad hoc.
Faccio un esempio: il tuo ingresso ha una porta rotonda, sopra ad essa fai un led wall tondo e crei un’opera d’arte, o la commissioni, perfetta per il tuo ambiente, che è digitale e quindi che puoi cambiare, dici oggi voglio avere quell’opera che mi ricorda il mare, domani invece quella che ricorda le montagne. Esempio banale ma per far capire che tu con un clic puoi cambiare. Cosa che invece con un quadro devi prendere, togliere, spostare, anche la logistica cambia molto; soprattutto cambia molto anche in termini di opera d’arte super riconosciute, quindi l’assicurazione dello spostamento di un’opera costa veramente tantissimo, in questo modo tu non ne devi pagare nessun tipo.
Invece ora c’è il tema molto interessante di instagram, che ti da la possibilità di connettere il tuo wallet e poter postare i tuoi NFT, che sembra una banalità ma invece apre il campo a livello mainstream, perché credo che nel prossimo futuro ci sarà un cambio da twitter a instagram, che se si pensa non ha contenuto, su twitter sono più informazioni, è più un canale informativo.

C’è molto poco di visivo su twitter.
Esattamente. Però pensa che il mondo della cripto arte è tutto lì, perché il target sono le trader e che quindi stanno lì dentro. Il cambio di prospettiva è un cambio anche di target, di farlo diventare sempre più generalista e di portarlo poi sui social, sulle piattaforme di sharing e di esperienze che siano più dedicate al visivo. Le potenzialità sono innumerevoli. Ora passo passo, ovviamente.

È' anche un modo per renderla più interessante, l’arte; per prendere l’interesse di molte più persone.
Assolutamente. E soprattutto coinvolgere anche un target legato a noi che magari non abbiamo una possibilità economica devastante, però se tu puoi comprarti a 20 euro un’opera in edizione di un’artista che ti piace, che vedi su instagram, che lo supporti; è un po’ come pagare i creator su Twitch, no? Che ora va tanto come cosa, alla fine è una specie di abbonamento spendendo veramente poco, stai aiutando e hai dei benefit.

È' un po’ come rendere l’arte per tutti.
Diciamo che forse è anche un po’ esagerata l’ottica della democratizzazione, però avvicina sempre di più le persone anche non all’interno del mondo dell’arte. Sicuramente anche quello è un tema: perché io devo andare in galleria, in case d’aste per comprare un’opera oggi, ma chi ci va? Detto sinceramente. Se invece tutto è a portata di mano, ho degli eventi a cui posso partecipare e posso avere dei benefit, perché se ho l’opera d’arte posso andare all’inaugurazione, al privé, ci sono determinate circostanze che possono avvicinare sempre di più soprattutto noi giovani a questo mondo.

Una cosa per quanto riguarda gli artisti e le opere d’arte, voi ovviamente li scegliete. Questa scelta si basa su algoritmi o è semplicemente di gusto visivo?
Sì sì, è come una galleria che sceglie artisti per la sua ricerca, per motivi legati all’aspetto culturale, anche noi lavoriamo in quel modo. Sicuramente qui si apre un tema che tanti artisti, oggi, sono più influencer che altro, quindi questo sta andando un po’ ad abbassare il livello qualitativo; però anche questo è dettato da tanti target, che oggi vuole avere questo, quindi determinati artisti lo fanno a 360°, però crediamo che in un prossimo futuro ci sia una pulizia da questo punto di vista, quindi più arte e meno follower.

Quindi Reasoned Art aiuta anche in questo, a cambiare anche un po’ la percezione che si ha dell’arte.
Questo è quello che sicuramente vorremmo fare. Se ci stiamo riuscendo non lo so.

Altra cosa è, secondo te, in modo più generale del metaverso; perché se ne parla ancora così poco, almeno qui in Italia. Perché ho visto che comunque in altri paesi è un argomento molto discusso. Mentre qui in Italia si è un po’ più all’antica.
Sì, credo che sia un po’ normale. Qua tutte le innovazioni arrivano dopo e vengono sempre percepite con paura. Poi vengono comprese e poi vengono adottate, quando già negli altri paesi vanno verso un’altra innovazione.
Sul tema del metaverso, io anche non è che sono completamente pro. Soprattutto per le soluzioni che ci sono oggi; oggi è tutto gaming.
Alla fine, il tema è che l’ottica del metaverso è un po’ figlia della dinamica dei videogiochi, no? Anch’io giocavo tanto, quando ero un pochino più piccolino, e mi sentivo partecipe all’interno di un ecosistema, che sia giocare al gioco di calcio o Assassin’s Creed, in pratica io ho conosciuto San Gimignano sul gioco. Quindi lì vedevo proprio tutta la città medievale, rinascimentale. Questo per dirti cosa, che anche questo è figlio di questo cambio generazionale, sempre più abituati a questi ecosistemi, non siamo più davanti a uno schermo come siamo io e te ma entro dentro il gioco e posso navigare all’interno di esso. Ha delle possibilità in temi di educazione molto interessanti. Perché appunto la storia l’arte la cultura, la filosofia, può cambiare totalmente. Cioè, al posto di studiarmi Napoleone sul libro, entro, vada alla sua epoca, lo conosco, ci può essere il suo avatar, con l’IA, che può andare a ricreare il personaggio tramite tutti i dati che abbiamo. Quindi chiedergli diverse cose, quindi come puoi capire è lì il tema bello del metaverso. Poi il gaming ovviamente ci sarà sempre, però è più un’ottica di intrattenimento.
Poi ovvio che in Italia siamo molto indietro ma soprattutto, secondo me, per un fatto legato al tema degli investimenti economici su nuove realtà. Quindi ovvio che se in Italia gira un miliardo di euro per gli investimenti di start-up generali, e all’estero ne girano 200-300 volte tanti è ovvio che è più facile che certe soluzioni avvengano fuori piuttosto che qua.

Infatti era proprio questa una delle domande: quanto è importante l’appoggio del proprio paese per una start-up del genere.
Per noi è fondamentale. Nel senso che, anche per il tema dell’Arco della Pace abbiamo firmato un accordo con la sovraintendenza dei beni culturali di Milano che ha fatto giurisprudenza, in un certo senso. Perché oltre in Italia, per la prima volta nel mondo che un bene culturale viene utilizzato e venduto. Quindi sicuramente le istituzioni sono molto importanti per creare quel ponte per non rimanere indietro, soprattutto per noi che lavoriamo nell’ottica di Monuverse sui monumenti. Poi ovvio che se invece se tu fai un’attività in cui non devi interagire con le istituzioni, poco te ne frega.

Parte sempre da un qualcosa che è un gioco, quasi come tutte le scoperte, che poi prende un’altra piega; quindi magari se se ne parlasse di più, anche per esempio nelle scuole o nelle università, potrebbe aiutare molto?
Secondo me oltre che a parlarne, bisognerebbe testare. Parlarne è ok, puoi dare un’idea, però se lo vivi capisci. Se tu lo testi capisci che sei in un altro mondo, è lì che sta un po’ il tema, secondo me. Perché poi a parlarne in realtà non se ne parla poco.

Se ne parla sul web, non molto fuori.
Quello è vero.
Però si il test è testarlo e approcciarlo più su un tema di educazione e formazione. Proprio un: ti spiego cos’è sta roba e dove sta andando il mondo. Poi che sia giusto o sbagliato, nessuno può dare giudizi, però almeno capire che cosa sta succedendo.

Ultima domanda, che in realtà non lo è, ma più un consiglio per me e per il mio progetto: cosa deve esserci in una scuola del metaverso e anche architettonicamente parlando cosa non può mancare per far recepire meglio il messaggio.
Diciamo che l’unione dei due mondi (architettura e ambiente virtuale) a me piace molto, quindi unire l’aspetto storico con il contemporaneo è un concept molto interessante e vedo che in Italia c’è un mindset per quel punto di vista, piuttosto che fuori.
Quindi tu cosa vorresti fare a livello di master, di scuola legata a questi nuovi temi?
Sì, quasi fosse un’accademia per chiunque voglia e imparare e capire cos’è e come utilizzarlo il metaverso.
Potrebbe essere un’idea da proporre; io ho fatto interventi in università pubbliche e veri e propri corsi in quelle private, di master, su questi temi. Non ho mai sentito di corsi in verticale sul tema del metaverso. Per me è una cosa che potrebbe essere interessante. La strutturerei come un corso di studi.
Era proprio questa la mia idea infatti.
Bello, molto bello. Su quello se vuoi ci sentiamo perché anche noi avevamo un po’ quest’idea, poi per problemi di tempo e via dicendo non siamo riusciti a farlo; però se vuoi possiamo ragionarci anche insieme a questo, molto volentieri, perché noi siamo stati finanziati da LVenture, che è un fondo della Luiss, ogni tanto parliamo e ci sono sempre un po’ queste idee.
Quindi sì, ci ho già pensato a questa cosa, quindi strutturarlo con un’ottica di: metaverso, cos’è? Le radici, tutto il tema dei videogame, perché sono evoluti, perché molte cose non sono andate, cosa è diventato nel tempo il metaverso e come è cambiato ad oggi.
Il tema è che non è solamente un ambiente, è proprio una comunità, in cui c’è un economia all’interno e ci sono delle leggi, delle regole nuove dettate dagli stessi utenti.
Ad esempio il mondo della DAO, quel mondo è molto interessante. Non è ancora il loro tempo, ma io credo che non so fra quanti anni, quel modelli lì verrà adottato anche a livello politico e istituzionale. Negli ultimi giorni ho letto questo articolo dove parla della Danimarca dove un partito lavora con l’IA; c’è un’ottica anche di cambio.
Dico questo perché il metaverso è un campo di allenamento per la nostra realtà, come se tu potessi testare delle innovazioni e sperimentazioni che poi possono avere risonanza nel mondo reale.
Quindi per tornare alla scuola, spiegare cosa sono gli NFT, ho il mio asset, cosa vuol dire averlo; c’è un tema molto grande. È’ un mondo.
Perché da lì dipende anche che taglio vuoi dare, se con modello web3 o 2.
Ad esempio Bulgari sta creando il suo brand virtuale; e l’indomani, cosa succederà? Che i siti saranno in 2d, come li vediamo oggi oppure ci saranno esperienze in 3d e ti metti l’oculus per navigare il sito, diventerà ormai l’ABC senza rendercene conto.
I temi sono tanti, quindi secondo me l’idea di una scuola è molto bella.

C’è una piattaforma molto interessante che è play to earn, dove l’utente entra gratis, legge un articolo su qualsiasi argomento voglia, alla fine c’è un quiz dove se rispondi bene alle domande ti danno dei token, che sono i token yng, che hanno valore economico; quindi tu stai partecipando, ti stai educando, in un certo senso, e stai guadagnando.
Sei entrato attivamente nel sistema.
Esattamente, e io piattaforma ti remunero. E’ un po’ come fosse un modello scolastico, come la valutazione degli studenti. Ma ti valuto in maniera completamente differente; non più che ti faccio la lezione con l’esame finale, ma è un continuo engagement con l’utente.

Di possibilità ce ne sono tante, non è semplice ma non è niente di così complicato.

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