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Non avevo neanche dieci anni quando i miei genitori decisero di portare tutta la famiglia in un piccolo paesino in cima ad una collina toscana: Cortona. Sì, proprio lei, il paese di Jovanotti, prima di questo però è la cittadina originaria di mio nonno materno; strano gioco del destino, la famiglia del cantante era proprio di fronte a quella della sua famiglia. Ancora ricordo quando mi raccontava di quando anni prima tornava per periodi prolungati nel paesino e sentiva “tutto il giorno quel ragazzino che suonava con quella chitarretta, insopportabile”; fa ridere, a pensarci.
La prima cosa che ci si
ritrova davanti quando si arriva è una piccola piazzetta, dove poi si diramano
le vie principali che possono portarti in parti completamente diverse con
paesaggi assolutamente differenti tra loro. Si può decidere di incamminarsi in un
viale alberato, chiamato “Il Giardino Pubblico”, anche dalle vecchie
foto trovate per caso di una Cortona ancora in bianco e nero; una grande
fontana (grande davvero o grande rispetto ad una piccola Lucrezia?) dove
potersi sedere sul suo bordo, o ammirare il panorama su quelle gradinate
costruite appositamente per ospitare un piccolo cinema all’aperto, anche per
vedere spettacolini organizzati direttamente dagli abitanti, ricordo di aver
visto un film, ma la memoria non gioca a mio favore facendomi ricordare quale
fosse, ricordo però che mi divertii molto e passai una bella serata, da qualche
parte dovrei avere ancora qualche foto che riuscì ad immortalarla. Continuando
per quella via, interminabile per molti, immersiva per altri, si protrae un
grande spazio che in realtà è un viale alberato, grandioso, dove da una parte
si ha la collina e dall’altra, tra gli alberi, il panorama che solo una città
nata su una collina di 500 m di altitudine può dare, l’occhio che si perde con
il paesaggio che si mescola con l’azzurro del cielo, sembra quasi che si vada a
scontrare con il mare, ma questo lo possono immaginare solo quelli a cui piace
sognare ad occhi aperti, io purtroppo e per fortuna ne faccio parte. Alla fine della via ci ritroviamo a quello che
è probabilmente il punto fondamentale di Cortona, la Basilica di Santa
Margherita, dove si possono trovare le reliquie della santa. Trovo però che
quella che mi sia rimasta più impressa non sia questa, ma dove effettivamente
abitava la famiglia di mio nonno, custodi della Chiesa di San Niccolò, curiosa e
particolare perché al suo interno custodisce tele che hanno dei doppi dipinti,
visibili solo con macchinari che li ruotano, per far vedere anche le pitture
sul retro. Al di fuori una piccola scala portava ad un altrettanto piccola
abitazione illuminata da tante finestrelle, alcune di queste circolari, quasi a
continuare i prospetti esterni della chiesa.
Per continuare il nostro percorso
in questa splendida città possiamo tornare alla piazzetta iniziale, dove le
altre vie che possiamo scegliere possono portare all’interno di essa, nel suo
cuore, oppure continuare per il percorso panoramico dove possiamo scorgere, nei
giorni migliori e senza nebbia, le varie sfaccettature del paesaggio che si
trova ai suoi piedi e, in lontananza, nascosto, quasi a farsi desiderare, uno
stralcio di Lago Trasimeno.
I ricordi, ogni volta che
ripenso a quel viaggio, e poi a quelli a venire, riaffiorano sempre più ricchi,
contenti di rivenire a galla e lasciare un sorriso solo al pensiero di quelle
viette tutte in salita e in discesa che non ti lasciano neanche la fatica per
averle percorse; ripensare a mio nonno, ringiovanire di 50 anni ogni volta che
percorre quelle stradine, con te che, davvero più giovane di lui non riesci a
stargli al passo.
Secondo un detto cortonese “Cortona:
mamma di Troia e nonna di Roma”, ecco, non c’è affermazione che più la
rappresenti. Cortona è un abbraccio affettuoso, una discesa morbida e
avvolgente, completamente immersiva.
SINUOSO NASCOSTO
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