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Non avevo neanche dieci anni quando i miei genitori decisero di portare tutta la famiglia in un piccolo paesino in cima ad una collina toscana: Cortona. Sì, proprio lei, il paese di Jovanotti, prima di questo però è la cittadina originaria di mio nonno materno; strano gioco del destino, la famiglia del cantante era proprio di fronte a quella della sua famiglia. Ancora ricordo quando mi raccontava di quando anni prima tornava per periodi prolungati nel paesino e sentiva “tutto il giorno quel ragazzino che suonava con quella chitarretta, insopportabile”; fa ridere, a pensarci.

Per immaginarci Cortona basta chiudere gli occhi, alzare la testa leggermente e riaprirli, guardare in alto. Sembrava così grande e così in alto quel piccolo paese raggiungibile solo da una strada piena di curve e piena di verde tutt’intorno, forse perché ero solo una bambina o forse solo perché a differenza di altri posti è davvero grande.
Quando si viaggiava in macchina non si riusciva a non guardare fuori, distese di prati e cipressi, come le classiche strade toscane che si possono trovare su qualsiasi brochure turistica. I girasoli che guardavano il sole, un’infinità di girasoli che a cercare di trovare la fine era quasi impossibile. Ricordo ancora come mi divertivo a cercare in quell’immensità anche un solo girasole che a differenza degli altri guardava altrove, ancora non sapevo come funzionassero molte cose, tra cui la loro natura.
Una curva e poi un’altra ancora, una vista di prati da una parte, colline abitate dall’altra. Divertente in fatto che ci sia una linea diretta che collega Cortona e Montepulciano, non si sapeva dove buttare l’occhio, quindi si faceva un po' da un finestrino e quando ci si stancava, forzatamente, ci si catapultava dall’altra parte del sedile passeggeri per vedere cosa ci regalava la visuale.
Altre volte era il treno che ci portava a destinazione, o meglio, ci portava in una stazione sotto Cortona dove la vista era oscurata da una folta rete di alberi e piccole casette in vallata. Se ti concentravi e non giocavi a nascondino con la natura riuscivi a vedere oltre e a scorgere quello che poi ci avrebbe accolto una volta arrivati.

La prima cosa che ci si ritrova davanti quando si arriva è una piccola piazzetta, dove poi si diramano le vie principali che possono portarti in parti completamente diverse con paesaggi assolutamente differenti tra loro. Si può decidere di incamminarsi in un viale alberato, chiamato “Il Giardino Pubblico”, anche dalle vecchie foto trovate per caso di una Cortona ancora in bianco e nero; una grande fontana (grande davvero o grande rispetto ad una piccola Lucrezia?) dove potersi sedere sul suo bordo, o ammirare il panorama su quelle gradinate costruite appositamente per ospitare un piccolo cinema all’aperto, anche per vedere spettacolini organizzati direttamente dagli abitanti, ricordo di aver visto un film, ma la memoria non gioca a mio favore facendomi ricordare quale fosse, ricordo però che mi divertii molto e passai una bella serata, da qualche parte dovrei avere ancora qualche foto che riuscì ad immortalarla. Continuando per quella via, interminabile per molti, immersiva per altri, si protrae un grande spazio che in realtà è un viale alberato, grandioso, dove da una parte si ha la collina e dall’altra, tra gli alberi, il panorama che solo una città nata su una collina di 500 m di altitudine può dare, l’occhio che si perde con il paesaggio che si mescola con l’azzurro del cielo, sembra quasi che si vada a scontrare con il mare, ma questo lo possono immaginare solo quelli a cui piace sognare ad occhi aperti, io purtroppo e per fortuna ne faccio parte.  Alla fine della via ci ritroviamo a quello che è probabilmente il punto fondamentale di Cortona, la Basilica di Santa Margherita, dove si possono trovare le reliquie della santa. Trovo però che quella che mi sia rimasta più impressa non sia questa, ma dove effettivamente abitava la famiglia di mio nonno, custodi della Chiesa di San Niccolò, curiosa e particolare perché al suo interno custodisce tele che hanno dei doppi dipinti, visibili solo con macchinari che li ruotano, per far vedere anche le pitture sul retro. Al di fuori una piccola scala portava ad un altrettanto piccola abitazione illuminata da tante finestrelle, alcune di queste circolari, quasi a continuare i prospetti esterni della chiesa.

Per continuare il nostro percorso in questa splendida città possiamo tornare alla piazzetta iniziale, dove le altre vie che possiamo scegliere possono portare all’interno di essa, nel suo cuore, oppure continuare per il percorso panoramico dove possiamo scorgere, nei giorni migliori e senza nebbia, le varie sfaccettature del paesaggio che si trova ai suoi piedi e, in lontananza, nascosto, quasi a farsi desiderare, uno stralcio di Lago Trasimeno.

I ricordi, ogni volta che ripenso a quel viaggio, e poi a quelli a venire, riaffiorano sempre più ricchi, contenti di rivenire a galla e lasciare un sorriso solo al pensiero di quelle viette tutte in salita e in discesa che non ti lasciano neanche la fatica per averle percorse; ripensare a mio nonno, ringiovanire di 50 anni ogni volta che percorre quelle stradine, con te che, davvero più giovane di lui non riesci a stargli al passo.

Secondo un detto cortonese “Cortona: mamma di Troia e nonna di Roma”, ecco, non c’è affermazione che più la rappresenti. Cortona è un abbraccio affettuoso, una discesa morbida e avvolgente, completamente immersiva.

 

SINUOSO NASCOSTO




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